Lupi, magia e licantropi 4p
Aggiornamento: 22 gen 2021
Abbiamo già trattato della Naturalis historia di Plinio il Vecchio, ma non di tutti i poteri che venivano attribuiti ai lupi nei tempi antichi. In particolare nel terzo capitolo dell’opera si tratta di magia, cosmologia e credenze popolari e del confine, più o meno labile, esistente tra queste tre materie.
Plinio racconta che la testa del lupo seccata sarebbe in grado di opporre resistenza ai malefici, per questo motivo veniva infissa alle porte delle case di campagna. Lo stesso effetto sarebbe prodotto anche dalle pelli del collo portate come manicotto ed inoltre l’animale sarebbe dotato di una così grande forza che, se le sue impronte venissero calpestate dai cavalli, questi ultimi sarebbero presi dal torpore. Si riteneva quindi che i lupi potessero avere un potere narcotico o paralizzante sugli altri animali. Il dente o la pelle di lupo avrebbero il potere di scacciare gli incubi dal sonno dei bambini e di evitare i problemi legati alla dentizione. Inoltre, legare i denti più grandi dei lupi addosso ai cavalli permetterebbe loro di correre infaticabilmente. Sempre Plinio narra che sarebbe di buon auspicio se un lupo tagliasse la strada da destra con la bocca piena.

Secondo Socrate e Platone, quando l’anima impura (ovvero quella di coloro che in vita si dedicarono a desideri e piaceri più che alla filosofia) si separa dal corpo, sarà costretta a restare sulla Terra e a vagare tra i sepolcri fino a che non potrà entrare all’interno di un altro essere vivente. Ebbene, chi ha compiuto rapine, tirannide e ingiustizie si “reincarnerà” in un lupo.
Già Virgilio sosteneva che incontrare lo sguardo di un lupo fa male: se l’uomo lo vede per primo, costui non parlerà più! Questa credenza, come avevo spiegato anche nel mio libro I segreti dei lupi, è alla base del detto “lupus in fabula”, espressione giunta fino ai nostri giorni e impiegata quando si sta parlando di qualcuno in sua assenza, ma che compare all’improvviso causando silenzio e imbarazzo. Del resto, nelle favole di Esopo, e successivamente di Fedro, si fa largo uso della figura del lupo (Al lupo al lupo, Il lupo e l’agnello, Il lupo e il leone, Il lupo e la gru, ecc.).
Prima che la visione del lupo cambi bisognerà aspettare molti secoli!

L’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, che governò tra il 1410 e il 1437, aveva certificato l’esistenza dei lupi mannari e tacciato di eresia coloro che non ci credevano.
Il sacerdote Johann Geiler von Kaysersberg (1455-1510), considerato uno dei più grandi predicatori del XV secolo, sosteneva che i licantropi mangiassero carne umana per sette motivi: fame, selvatichezza, vecchiaia, esperienza, pazzia, il diavolo e Dio.
Nel XIX secolo diversi scrittori francesi, fra cui Alexandre Dumas e soprattutto George Sand, introducevano nei loro romanzi le figure dei cosiddetti “meneurs de loups” ovvero di uomini che, grazie ad un patto con il diavolo, avevano il potere di condurre e comandare i lupi.
I conduttori venivano anche chiamati “charmeurs” per l’effetto ammaliante che avevano su questi animali, come fossero una sorta di incantatori di lupi potevano usare musica e formule magiche per farsi obbedire. Sembra che questi racconti fossero tramandati nelle locande francesi durante le lunghe e fredde notti invernali. I “meneurs” stessi sarebbero stati dei lupi mannari che, in seguito all’accordo con Lucifero, non si sarebbero più trasformati. Talvolta gli addestratori di lupi, generalmente uomini irsuti e selvaggi, vagavano per i villaggi con lupi addomesticati al seguito, spaventandone la popolazione a tal punto che nel 1878, il prefetto di Indre ne vietò la presenza nel suo dipartimento.
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