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Trump vuole comprare la Groenlandia: il RISIKO della spartizione del tesoro nascosto dell’Artico

Proprio oggi, guardando dal tavolo del ristorante, i titoli dei servizi di Sky Tg24 e mi è apparsa davanti agli occhi, una striscia che mi ha davvero creato inquietudine, nonostante i piatti che mi sfilavano sotto gli occhi.

Il titolo del TG riportava: Trump vuole comprare la Groenlandia!

Il suo sogno di regalare il 51° stato agli Usa potrebbe divenire realtà (gli Usa ad oggi hanno 50 stati e un distretto federale).

Quindi appena rientrato davanti alla tastiera del Mac ho pensato di scrivervi questo articolo.


Ora per comprendere il senso e la gravità di questo passaggio dobbiamo conoscere cosa sta accadendo nell’universo artico.

Una cittadina della Groenlandia, l'isola al centro dei desideri di Trump


Avendo letto tempo fa lo stupendo libro sullo sfruttamento politico e commerciale del Polo Nord di Marzio Mian (Artico. La battaglia per il grande nord, Neri Pozza), sentendo questo desiderio di Trump mi sono tornate alla mente le parole dell’autore, le previsioni funeste di quanto potrebbe accadere e subito mi ha percorso un brivido glaciale lungo la schiena!


La Groenlandia è un’isola (dopo l’Australia è la più grande sul Pianeta), ai margini del Circolo polare artico annessa politicamente al Regno di Danimarca è inclusa nell’America settentrionale.

Di fatto è influenzata moltissimo dagli Stati Uniti, non a caso nel 1946 Truman, presidente americano, offrì la cifra di 100 milioni per comprarla, ma la somma fu rifiutata ed oggi è comunque coperta di basi militari americane.

Ora la situazione potrebbe riproporsi, con un presidente americano che tenterà di comprarla, ma cerchiamo di capire perché oggi la situazione è molto più delicata.

Sebbene i nostri giornali e TG parlino in lungo e in largo di politica nazionale, di omicidi, di calcio, nuoto o motoGP, di gossip, in realtà c’è una totale cecità, come la chiama il celebre scrittore indiano Amitav Ghosh, e il Pianeta sta subendo aggressioni incredibili ad ogni livello ambientale.

Il Polo Nord a lungo dimenticato come un piccolo angolo del mondo sta per diventare il fulcro economico e commerciale del futuro della terra.

Foreste che bruciano, mari e oceani che s’innalzano, aree che si trasformano in deserti, siccità senza precedenti e uragani devastanti, ghiacci eterni che si sciolgono sono la prova che il clima e gli ecosistemi fra pochi anni non saranno più gli stessi.

Un cambiamento climatico già ad uno stadio avanzato.

Verrebbe da pensare: le terre e i mari dell’Artico cosa centrano?

Sotto i mari ghiacciati o parzialmente gelati si nascondono giacimenti di uranio, petrolio, gas naturali, oro e tanti altri minerali preziosi che il disgelo globale a nostra insaputa ha dato il via alla caccia al tesoro nascosto di una regione che si estende dalla Groenlandia all’Alaska, dal Mare di Barents allo Stretto di Bering.

Sotto l’Artico si stima possano esistere materie prime per 35 trilioni di dollari di petrolio e gas: si calcola che in questa regione, sinora protetta dai ghiacci, ci siano il 30% delle risorse di gas e il 15-20% del petrolio dell’intero pianeta.


Il disgelo dei ghiacci eterni cambierà l'economia mondiale


Tre sono i contendenti di questo conflitto economico e geopolitico: Russia, Cina e Stati Uniti d’America.

La Russia è convinta che tali giacimenti siano di sua competenza in virtù di una presenza storica sui mari glaciali, un confine naturale per il quale si ritiene già legittima proprietaria di tali beni.

La Cina che confini diretti e naturali sull'Artico non ne ha, sta cercando di comprare autorizzazioni, siti strategici portuali, concessioni per estrazioni con una forte determinazione ed ingenti quantità di denaro, certa di aver compreso che lo scioglimento del ghiaccio artico cambierà le carte in tavola del futuro dominio commerciale, politico ed economico del mondo.

E infine gli Stati Uniti d’America, forse tra i tre contendenti quello ove la democrazia crea maggiori freni su interventi che potrebbero risultare devastanti a livello ambientale, ma come abbiamo visto oggi in TV, Trump vuole rompere gli indugi, acquistare la Groenlandia e questa mossa sullo scacchiere dello sfruttamento dell’Artico potrebbe decidere le sorti della partita.

Al momento sembrerebbe che la Danimarca non sia interessata questa offerta, ma alcune fragilità economiche dello stato danese, potrebbero ribaltare gli scenari.

Teniamo presente che a questa isola ghiacciata e ai suoi abitanti, la Danimarca versa centinaia di milioni di dollari di finanziamenti e sussidi e le pressioni politiche economiche potrebbero far vacillare il piccolo stato danese. Chissà se la patria del favolista Andersen e della Sirenetta sapranno tutelare l’Oceano mantenendo questo scrigno di natura.

Si tratta di una indiscrezione del Wall Street Journal, forse i tempi non sono maturi, ma dimostrano quali interessi gravitano attorno a questa isola in mezzo al ghiaccio, che un tempo definivamo eterno.

Il vero problema è che mentre i ghiacci si sciolgono e gli orsi polari e i gufi delle nevi sono destinati ad estinguersi; il mare e le condizioni climatiche più clementi apriranno le porte ad uno sfruttamento senza precedenti del Circolo Polare Artico.


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In questo scenario vi suggeriamo la lettura di un libro che parla di questi segreti e drammatici risvolti dell’Artico, il volume Sos Gufo delle nevi aprirà gli occhi ai lettori su una nuova dimensione di realtà politiche e commerciali che senza alcun scrupolo tenterà di mettere le mani prima degli altri su questo immenso tesoro nascosto, da sempre protetto dai ghiacci, ma ora che il clima ha sciolto questa cassaforte naturale il tesoro è lì, alla mercé del più forte che saprà prenderselo.

Il futuro del Gufo delle nevi e dell’Orso polare, del Narvalo e della Volpe artica dipendono da chi comanderà quest’area geografica.

Il Narvalo, una delle specie a rischio estinzione


Spetta a noi prendere coscienza di quanto sta accadendo e unendo le forze potremo alzare la voce e dire no allo sfruttamento dell’Artico!

Forse non è ancora troppo tardi, ma il primo passo è prendere consapevolezza, documentarsi in prima persona.

Non demandiamo ad altri il futuro della terra, la nostra casa.

Siamo sotto attacco e dobbiamo difenderci.

Non abbiamo un pianeta B.

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